.Migliaia di ulivi eradicati o tagliati e ridotti a tronchi morti. È questo il triste scenario che si prospetta nel Salento, in Puglia, dove un batterio, la Xylella fastidiosa, ha colpito le coltivazioni di olivi,il batterio colpisce anche viti e aceri.
Il meccanismo di attacco del batterio: si moltiplica nei vasi conduttori dello xilema delle piante ospiti: ostruisce i vasi che trasportano acqua e nutrienti dalle radici al fusto e fino alle foglie, creando una sorta di gel che impedisce il regolare flusso del fluido. Le piante infette così si seccano completamente.
COME AVVIENE IL CONTAGIO?
Il batterio non è sporigeno ma si
trasmette attraverso insetti vettori, in particolare quelli della famiglia
delle Cicadellidae, che si nutrono succhiando dai vasi linfatici delle piante
grazie a un apparato boccale. Nutrendosi da una pianta infetta trasmettono poi
il batterio a una pianta sana. L'equipe del dottor Donato Boscia del CNR di
Bari (Istituto per la protezione sostenibile delle piante) ha scoperto che nel
caso specifico della Xylella che ha colpito gli olivi pugliesi, l'insetto
vettore è la Philaenus spumarius, nota come sputacchina.
DA DOVE ARRIVA?
Studiando il DNA del batterio,
confrontandolo con una banca dati internazionale, Boscia ha concluso che la
Xylella presente in Puglia è uguale a quella in Costa Rica. Un viaggio davvero
lungo, se si pensa che l'insetto vettore al massimo vola per un centinaio di
metri o poco più, sfruttando i venti.
PERCIÒ NON È STATA LA
SPUTACCHINA?
L'insetto è un vettore, non è
l'origine. «L'ipotesi più probabile è che laXylella sia arrivata con una pianta
già infetta», spiega Boscia. Alcuni indizi danno credito a questa spiegazione:
a Gallipoli, dove nel 2010 si è verificato il primo focolaio del batterio, c'è
un grande vivaio che importa molte piante dall'estero, in particolare
dall'Olanda; in Olanda l'analisi del Dna di una pianta di caffè malata ha
ricondotto a un ceppo endemico del Costa Rica; infine, il Paese del Centro
America è un grande esportatore di piante ornamentali (come l'oleandro): 43
milioni nel solo 2012. Ulteriori indagini hanno poi permesso di datare
l'infezione (il primo caso nel 2010) e il "paziente zero", un
oleandro di provenienza olandese e origine costaricana.
C'è UNA CURA?
Boscia non è ottimista:
«Nonostante si conosca il batterio da oltre un secolo, a oggi ancora non esiste
una terapia per curare le piante malate. Quelle infette sono perse». Una
soluzione però c'è. «Non potendo agire sul batterio si deve agire sul vettore,
sugli insetti che lo diffondono, ad esempio con un trattamento insetticida e
tagliando spesso l'erba, per eliminare le larve e gli insetti ancora giovani.»
Purtroppo è necessario anche un altro intervento: «Occorre ridurre il serbatoio
del batterio, e per questo l'unico strumento è l'abbattimento delle piante
infette».
MILIONI DI DANNI...è EMERGENZA?
Con oltre 377.000 ettari di
terreno coltivati a olivi, la Puglia è la prima regione olivicola in termini di
superficie, con una produzione di oltre 11 milioni di quintali di olive
all'anno. A tutt'oggi le stime a campione sulle piante malate non riescono a
chiarire l'entità del problema: «I casi positivi riscontrati durante i
controlli», spiega Pantaleo Piccinno, presidente di Coldiretti Lecce, «sono il
10% delle piante monitorate. Quindi possiamo stimare, forse anche per difetto,
che su tutti gli ulivi pugliesi, quelli malati sono un milione». L'abbattimento
comporterà comunque un ulteriore calo della produzione di olio, dopo la pessima
stagione estiva del 2014, che ha già fatto segnare un calo del 35%. Tuttavia
questo è solamente un tassello di un problema più ampio, che riguarda tutte le
regioni del Mediterraneo coltivate a olivi, dalla Spagna alla Grecia e per
l'Unione Europea siamo quantomeno in "stato di allarme".